LETTERA A PAPARESTA

 

Gianluca Paparesta è un bravo professionista che studia da presidente. Oltretutto studia a Bari, la sua città, e deve dare risposte importanti. Non omettendo certe cose, né trascurandone altre. Deve fare il presidente, dimostrando di avere autonomia, peso decisionale, autorevolezza. Altrimenti deve spiegare alla gente come funziona, senza procrastinare. Stiamo ancora aspettando i nomi dei suoi partner, come aveva garantito dopo aver vinto l’asta per l’acquisizione del club. Se avesse fatto i nomi, avrebbe evitato mormorii, qualche illazione, interpretazioni in libertà, eventuali e varie. Il mercato ha contenuto alcune cose buone, ma sono esplose in mano come mortaretti alcune operazioni: per esempio, Minala, Filippini e Rozzi (il saccheggio della Lazio, come mai presidente?), lo stesso Wolski e potremmo continuare. Alcune domande le vorremmo porre a Paparesta: ha scelto lei Antonelli, in piena autonomia? E perché l’ha fatto dopo aver contattato e incontrato Oriali e Giovanni Galli? Perché ha ingaggiato prima l’allenatore e poi il direttore sportivo, non sapeva che nel calcio le cose devono essere fatte con un certo criterio? Quali sono i suoi rapporti con Antonelli? Se fossero almeno normali, come potrebbe rispondere, per quale motivo ha incontrato e parlato in più occasioni con Perinetti? Le sembra una cosa buona e giusta? Se lo pensa, basta dirlo. Ma potremmo continuare per altre cinque ore: caro presidente Paparesta, le sembra normale che, in presenza di una presunta fiducia accordata a Mangia fino alla prossima partita di Crotone, il suo uomo mercato contatti Davide Nicola sondandone la disponibilità? Lo ha autorizzato lei? Non sarebbe stato più carino sollevare Mangia dall’incarico se questa è la forma utilizzata?
Tanti quesiti, troppi, aspettiamo una risposta. Paparesta sa benissimo che il Bari è una cosa seria, per il pieno di amore che la gente riversa verso il club ogni giorno di qualsiasi settimana. Compresa una massiccia presenza allo stadio quando la squadra va in campo. Chiarezza, presidente: passaggio fondamentale perché il tifoso medio non ha gli occhi foderati di prosciutto, capisce perfettamente e non crede alle favole. La scorsa stagione, quando la tavola non era minimamente imbandita, il Bari ha sfiorato un sogno. Con passione, competenza, soprattutto umiltà. E lei lo sa. Ora facciamo in modo che non diventi un incubo, la gente del San Nicola ne ha già viste troppe.

di Alfredo Pedullà


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