TERRORE A PARIGI

Un attacco terroristico senza precedenti ha assediato Parigi, a meno di un anno dalla strage di Charlie Hebdo, nella notte del 13 novembre. Un commando di attentatori kamikaze ha colpito sei volte in 33 minuti, sparando all’impazzata sulla folla, in strada e nei locali, soprattutto fra giovani che stavano trascorrendo il venerdì sera fuori casa. Un attacco di terroristi senza precedenti in Francia: almeno 129 i morti e oltre 300 feriti, alcuni ancora in gravissime condizioni. Sette terroristi sono morti, sei sono riusciti ad azionare la loro cintura esplosiva e a farsi saltare come sognano i “martiri” della jihad, gridando “Allah è grande”, uno – all’interno del teatro della carneficina, il ‘Bataclan’ – non ha fatto a tempo ed è stato eliminato dalle teste di cuoio. Un’auto, una Seat nera ‘Leon’, ha portato alcuni terroristi davanti a quattro ristoranti. Davanti a ognuno dei locali, dove in pieno venerdì sera (erano circa le 21.30) c’erano moltissime persone a mangiare o semplicemente a bere un bicchiere, sono scesi e hanno fatto fuoco. Tutti erano equipaggiati con fucili kalashnikov. A dare il via all’impressionante sequenza di azioni omicide è stato alle 21.20 un kamikaze che si è fatto esplodere nella strada che corre lungo lo Stade de France, dove a inizio estate si dovrebbero giocare diverse partite degli Europei 2016, fra cui la finale. Era la ‘rue Rimet’, intitolata all’ideatore dei mondiali di calcio, e il kamikaze si è fatto saltare all’altezza della porta B. Un’esplosione impressionante, rafforzata da perossido di idrogeno con chiodi e bulloni – tutti i kamikaze avevano lo stesso tipo di esplosivo – che ha ucciso all’istante il killer suicida e un malcapitato passante. Ma il piano era, se possibile, peggiore. L’attentatore – scrive il Wall Street Journal – aveva infatti un biglietto d’ingresso, ma è stato fermato ai cancelli dello stadio dopo che gli addetti ai controlli hanno scoperto che indossava dell’esplosivo. Allora si è fatto esplodere mentre tentava la fuga. All’interno dello stadio, tutti hanno capito che non si trattava dei soliti petardi dei tifosi. Ma la partita – a parte il presidente Francois Hollande immediatamente prelevato in tribuna d’onore e riportato all’Eliseo – andava avanti.

Pochi minuti dopo esordivano i commando ‘parigini’: la Seat nera della morte si ferma davanti a due ristoranti del XII arrondissement, i killer scendono e sparano all’impazzata contro i ristoranti Carillon e Petit Cambodge, uccidendo 15 persone e ferendone gravemente altre 10. Un minuto dopo, seconda esplosione allo stadio, porta H, muore il kamikaze. Poi, 5 morti alla Bonne Biere, seconda tappa della Seat nera. Pochi minuti e altri 19 innocenti muoiono alla Bonne Biere, terza tappa del tour del terrore. Poi in un locale di boulevard Voltaire, lo stesso del Bataclan, un terrorista si siede al tavolo, ordina da bere e si fa saltare. Si salva, miracolosamente, la cameriera che aveva raccolto l’ordinazione. Intanto, un commando di 4 terroristi sbarca da una seconda auto, una Polo nera, davanti al Bataclan dove si esibisce il gruppo californiano Eagles of Death Metal, che suona da mezz’ora, minaccia i vigili, fa irruzione nel locale e spara all’impazzata sulla folla. Che all’inizio pensa a effetti speciali. Dura tre ore la presa di ostaggi, con scene di terrore e disperazione e – alla fine – 89 morti.

LETTO SUL WEB:

Tratto da “CHEROdeCOCA” ebook.
“Due continenti che una volta erano uno solo ma che col tempo si allontananano l’uno dall’altro e non solo geograficamente, anche come speranza di pace sulla terra. Due antiche civiltà mai prossime, mai amiche, mai solidali. In continuo scontro. In guerre secolari. Guerre sante, guerre economiche, guerre sociali, guerre di pezzenti. Due mondi le cui bussole segnano poli opposti e non é questione di magnetismo se non questione di materia grigia nel cervello, differente l’uno dall’altro, chimiche cerebrali dalle formule diametralmente opposte. Impossibili da decifrare, sopportarsi, comunicare.
Sará questa la miccia, giá accesa, che fará scoppiare l’ultima guerra? Speriamo di no, ma cosí stanno le cose.
Intanto peró stanno invadendo in massa il territorio nemico. Arrivano in silenzio, dimessi, affamati, ricoperti di stracci, pulci e malattie contagiose. Anonimi, senza passato e senza futuro. Con i gommoni, camion, treni, auto e a piedi. Inverosimilmente pagano migliaia di dollari per rischiare la vita durante il viaggio, tanti non ce la fanno ma assai di piú raggiungono il paese della speranza, della libertá, della democrazia. Si nascondono occupando con la forza case che dovrebbero essere assegnate alle nostre famiglie. Si autofinanziano con il commercio della frutta marcia, dei prodotti d’imitazione, cosí come dell’eroina, incuranti dei morti che tutte le albe rimangono sotto i marciapiedi, nei giardini pubblici, sulle panchine, nei letti bruciati. Si nutrono delle nostre paure e dei nostri valori e principi umanitari che non possono essere soppressi. Si stanno organizzando in cellule, gruppi, squadre, plotoni, battaglioni, eserciti e si stanno armando pesantemente. Trasferiscono ingenti capitali preziosi alla nostra economia nelle loro terre, case, famiglie, sempre affamate, sempre all’elemosina, senza mai risolvere un solo problema. Ci rincoglioniscono con il loro prodotto migliore, l’hascisc, che tutti fumano anche in parlamento. Assumono decine di identitá diverse e nessuno sa chi siano in realtá, appaiono e spariscono quando vogliono, dove vogliono e intanto preparano il terreno ai prossimi, che non esitano a rischiare la vita per raggiungerli… e aspettano. Aspettano il momento buono per seminare terrore, per morire e per vincere. In nome del loro dio. Mentre noi ce la dormiamo tranquilli convinti che tanto le autoritá ci proteggono e giusto per questo importante dettaglio non ci succederá niente…. fino al giorno in cui ci sveglieremo con una lama fredda, quella di un marito, fidanzato, collega di lavoro, amico fraterno che abbiamo sfamato, confortato e ospitato, che ci sta tagliando la gola piano piano, silenziosamente e senza pietá. Sentiamo il nostro sangue scendere caldo e profumato delle nostre idee liberali, sentimenti antichi d’ospitalitá, altruismo e tolleranza, nelle nostre carni ingenue e, come nel peggiore degli incubi… ci svegliamo… prima che sia troppo tardi.”
NB.- Sembra sia arrivato quel momento…. (scusate se mi ripeto).