BERLUSCONI

 

1° AGOSTO 2013

OGGI E’ STATO UCCISO UN GRANDE UOMO

Nessuno può comprendere la carica di violenza che mi è stata riservata in seguito ad una serie di accuse e processi” che non avevano fondamento: è un “vero e proprio accanimento giudiziario che non ha uguali”. Così Silvio Berlusconi, in un videomessaggio diffuso dal Tg4. “Dal ’92-’93 c’e’ stata un’azione condizionata e fuorviante da parte della magistratura che ha preteso di assurgere un ruolo rinnovamento morale in nome di una presunta innovazione etica”. ”In cambio di un impegno di 20 anni quale è il premio? Accuse sul nulla e una sentenza che mi toglie la libertà e i miei diritti politici”. La sentenza mi rende sempre più convinto che “una parte della magistratura sia un soggetto irresponsabile” una “variabile incontrollabile, con magistrati non eletti dal popolo, che è assurta a vero e proprio potere dello Stato che condizionato permanentemente la vita politica”. “Dobbiamo continuare la nostra battaglia di libertà restando in campo” e chiamando a raccolta “i giovani migliori e le energia migliori” e insieme a loro rimetteremo in piedi Forza Italia“. “Diremo agli italiani di darci la maggioranza per modernizzare il Paese a partire dalla più indispensabile che è quella della giustizia per evitare che un cittadino sia privato della libertà”.

Il videomessaggio di Berlusconi dopo la condanna della Cassazione 

  

Ci hanno messo 18 anni, ma alla fine lo hanno braccato. Con l’inganno, come ha ben spiegato nelle scorse ore il principe del Foro avvocato Coppi, ma ce l’hanno fatta. A cose irrimediabilmente fatte, Napolitano dice che ora la giustizia la si può anche riformare. Uno scambio di prigionieri: la testa di Berlusconi, condannato ieri in via definitiva a quattro anni di carcere e a una non ancora definita sospensione dai pubblici uffici, in cambio di una aggiustatina, chissà quando e chissà come, al cancro della giustizia che sta divorando il Paese. Non ci stiamo, e neppure accettiamo l’invito del presidente della Repubblica a fare i bravi a prescindere perché le sentenze vanno accettate. Non è così, le sentenze si subiscono, non accettano. Ed è difficile accettare che il primo contribuente italiano, Berlusconi, venga arrestato come incallito evasore, non avendo per di più lui all’epoca dei fatti il controllo di Mediaset, come già accertato da due precedenti sentenze. In tutto questo c’è malafede e imbroglio. Lo stesso imbroglio con cui Berlusconi è stato convinto, accompagnato per mano sul baratro e poi spinto giù. Sono più esplicito. Napolitano aveva giocato la sua faccia e la sua ricandidatura assicurando una pacificazione nazionale sul cui presupposto è nato il governo delle larghe intese. Ora, o il capo dello Stato ha preso in giro il Pdl e i suoi elettori oppure è stato a sua volta preso per i fondelli. Nei prossimi giorni capiremo quale delle due versioni è quella giusta perché nessuna sentenza, neppure se di Cassazione, è irrevocabile. Al posto di Epifani, segretario del Pd, aspetterei a trarre conseguenze affrettate. Ieri, pochi minuti dopo la sentenza, ha vestito i panni dello sceriffo: faremo di tutto per rendere esecutive le decisioni dei giudici. Traduco: Berlusconi deve andare al più presto agli arresti e il Pdl stia zitto e buono, altrimenti… Altrimenti cosa, egregio segretario? Lei sarà anche a piede libero, ma il suo partito è morto e senza la stampella del Pdl che vi tiene artificialmente in vita, Renzi vi avrebbe già fatto a pezzi. Non so che cosa accadrà nelle prossime ore ma una certezza ce l’ho. L’avventura politica di Berlusconi non finisce qui e nessuno si illuda di spartirsi il bottino. Se al Pd fa un po’ schifo stare al governo con un partito, il Pdl, il cui leader è stato condannato, si sappia che il sentimento è assolutamente ricambiato. La storia di Forza Italia, a differenza di quella del Pd, non è figlia di una delle più feroci ideologie, quella comunista, che ha sulla coscienza milioni di morti e le cui ricette economiche hanno affamato popolazioni intere. Oggi più che mai sono orgoglioso di stare da questa parte e che Silvio Berlusconi sia il leader del Pdl. E scommetto che lo resterà a lungo, alla faccia di uomini piccoli e meschini (alcuni presenti anche nel collegio che ieri lo ha condannato) che lo vorrebbero morto.

E QUESTI SARANNO I SUOI EREDI ???

 IL GUERRIERO SCONFITTO MA CHE SI BATTE DA LEONE FINO IN FONDO

Nel dopo-voto di fiducia a Letta, circola nel PDL e dintorni una sorta di tormentone per il quale Alfano e compagni sarebbero stati i vincitori di una sorta di Congresso “sui generis”, e pertanto abilitati a dettare la linea al Partito anche contro tutto e contro tutti. In verità, se, nel PDL c’è un vincitore di quella non edificante vicenda è proprio colui che passa per sconfitto, e cioè Berlusconi, che –soppesati pro e contro- ha assunto con lucidità, coraggio e non senza un tocco di nobiltà la decisione finale, quella giusta, riaffermando così di essere ancora il dominus del Partito. Tanto ciò è vero che da allora, lungi dal rompere il Partito come – in un autentico ricatto, dietro il quale forse si nascondeva soltanto un volgare bluff (dove pensavano di poter andare, questi signori, che insieme non mettono nemmeno i voti dei loro famigliari stretti ?)- sembrava si preparassero a fare, le “colombe” si sono messe umilmente in fila nelle anti-camere di Palazzo Grazioli, a ribadire la propria indefettibile fedeltà al loro unico e grande benefattore.  E se vorranno non ridursi a meteore illacrimate della politica italiana, altro non potranno fare che seguire i consigli che in questi giorni hanno rivolto loro due autorevoli commentatori non propriamente berlusconiani, quali Ernesto Galli della Loggia ed Angelo Panebianco, ricordando la misera fine di quanti, spaccando la destra, avevano pur goduto di grandi apprezzamenti dalla sinistra, rivelatisi sistematicamente sadici “baci della morte” nei confronti di tali riedizioni nostrane degli “utili idioti” di leniniana memoria. Di qui la necessità da parte loro, di essere non meno “berlusconiani” nelle battaglie sui contenuti, ma di esserlo semmai molto di più, visto che a loro non sarebbero perdonate le debolezze, i cedimenti, le omissioni che il Cavaliere si poteva comunque, ma non senza danni (vedasi il costo pagato per l’iniziale sostegno a Monti), permettere. Ciò detto, è proprio la paura di una conta di base, con annessa demonizzazione dell’elementare e doverosa richiesta di un verifica congressuale da parte di Raffaele Fitto, a dimostrare che Alfano e compagni ( tra i quali soggetti non proprio freschissimi come Formigoni, Cicchitto e Giovanardi, consapevoli forse di essere, essi sì, all’ultima spiaggia) non hanno in realtà vinto, con il loro ammutinamento di palazzo, alcunchè, ma soltanto ottenuto con la violenza una proroga di incarichi ministeriali già non a caso nuovamente a rischio per la controffensiva dei loro amati alleati piddini, che certo non dimostrano di aver di loro molto rispetto quando ignorano sprezzantemente le loro dichiarazioni di fedeltà al progetto politico oer il quale sono stati “nominati” considerandoli acquisiti ad una “maggioranza politica, diversa da quella numerica” e di fatto hanno immediatamente ripreso a scalciare per espellerli dal governo o per ridurveli in schiavitù. Ed invece una consultazione di base (Congresso o Primarie che sia) si impone più che mai. Ed il primo ad esserne consapevole dovrebbe essere proprio Alfano, che oggi è in realtà –visti anche i numeri parlamentari, e se lo è davvero visto quanto sono ingombranti i suoi supporters- il leader della minoranza del Partito, per non parlare del suo elettorato, e che ha una sola strada per coltivare ambizioni non limitate alla preservazione di un precarissimo incarico ministeriale: conquistare un Popolo che finora non lo ha amato, e che oggi può avere qualche ragione in più per non farlo.
 

VENERDI’ 4 OTTOBRE 2013

La giunta per le elezioni del Senato “decide a maggioranza di proporre all’assemblea del Senato di deliberare la mancata convalida dell’elezione del senatore Silvio Berlusconi”. Lo ha detto il presidente Dario Stefano al termine della camera di consiglio. “Peggio del previsto. Il copione era stato già scritto e se ne conosceva la trama ma si è andati oltre ogni limite di tollerabilità” afferma il presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani commentando la decisione della Giunta per le elezioni del Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. “Al verdetto politico, fondato sul pregiudizio e sull’odio verso Silvio Berlusconi, in palese violazione del principio della non retroattività della legge penale sancito dalla Costituzione, oggi si è aggiunto l’intollerabile comportamento di un senatore che ha infranto il patto di riserbo dell’udienza pubblica dell’organismo parlamentare e inficiato così la legittimità della decisione. Un comportamento, questo – rileva Schifani – che avrebbe dovuto imporre lo stop ai lavori, come abbiamo richiesto al presidente Grasso. Ora spetterà all’Assemblea del Senato evitare che si consumi definitivamente questo gravissimo vulnus costituzionale e regolamentare. Ci auguriamo che gli alleati di governo, Partito democratico e Scelta Civica, abbiano in quella sede un sussulto di responsabilità e respingano insieme al Pdl il pronunciamento odierno”.

DOMENICA 6 OTTOBRE 2013

“Non accettiamo e non accetteremo ingerenze nel libero confronto del nostro Movimento politico! E questo vale anche per il presidente del Consiglio e per il segretario del Partito democratico”: così il segretario del Pdl Angelino Alfano. “Dentro questo governo – sostiene Alfano – noi stiamo per difendere le nostre idee e i nostri programmi in primo luogo su tasse e giustizia e difendiamo cosi’ tutti i cittadini, Le imprese, le famiglie e i giovani. Così e’ stato e così continuerà ad essere!”. “Non saranno i nostri avversari a determinare la chiusura del ciclo politico di Berlusconi in quanto il popolo, ancora oggi, individua in lui il leader di un grande partito e il leader di una coalizione che può ancora vincere”, ha replicato Alfano a Enrico Letta. “Noi siamo il centrodestra italiano, alternativi per l’oggi e per il domani alla sinistra. E se una collaborazione c’è oggi è perché nessuno ha vinto pienamente le elezioni e Silvio Berlusconi ha intuito per primo l’importanza di una grande coalizione”. “Stiamo lavorando, ciascuno secondo il proprio modo, per l’unità del partito e quello è per tutti noi l’obiettivo strategico”. Poi ancora: “Stiamo perseguendo l’unità – sottolinea – nella convinzione che non saranno i nostri avversari a determinare la chiusura del ciclo politico di Berlusconi in quanto il popolo, ancora oggi, individua in lui il leader di un grande partito e il leader di una coalizione che può ancora vincere”. “L‘efficace risposta di Alfano a Letta ed Epifani è quella di tutto il Pdl/Forza Italia. Premier e segretario del Pd, con le loro uscite avventate e ingenerose, non potevano fare un regalo più grande e puntuale alle ragioni della nostra unità intorno a Berlusconi”. Lo afferma il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta. “Questa risposta – rileva Brunetta – toglie ogni spazio e giustificazione a chi, come l’amico Fitto, propone un referendum su Alfano. Il pluralismo del dibattito interno al nostro movimento non deve passare attraverso iniziative che danno fiato a chi gioca a spezzare la nostra coesione morale, personale e strategica intorno a Berlusconi. Chiedere un congresso oggi, quando il nostro presidente vive momenti drammatici ed è oggetto di un’ingiustizia senza precedenti, ha sapore di vecchia politica. Altra cosa è invece, come propone giustamente Bondi, l’apertura di un ‘confronto approfondito e democratico’ su identità e regole del movimento”. “La nostra unità, rafforzata dalla improvvida mossa di Letta e Epifani, ci darà slancio e determinazione nella prova dei prossimi giorni, quando tutti, dalla delegazione dei nostri ministri al governo, ai gruppi parlamentari, al segretario, saremo chiamati a far valere i contenuti del nostro programma, senza cui non avrebbe senso proseguire nelle larghe intese. I temi sono chiari: riforma della giustizia, responsabilità civile dei magistrati, niente seconda rata dell’Imu sulla prima casa, fine della logica degli aumenti di tasse e accise, legge di stabilità per la crescita in linea con quel riformismo liberale che è il nostro marchio ideale. Nessuno pensi di spostare l’asse programmatico del governo a sinistra, sfruttando opportunismi di Palazzo: l’equilibrio è quello stabilito dagli italiani con il sostanziale pareggio tra centrosinistra e centrodestra alle ultime elezioni. Sui contenuti programmatici, il nostro movimento, consolidato nell’unità intorno al presidente Berlusconi e al segretario Alfano, non fa e non farà sconti”, conclude Brunetta,

7 ottobre 2013

A  PROPOSITO DEI SERVIZI ZOCIALI DA AFFUIDARE A BERLUSCONI . . . VI E’ UN PRETE CON TANTA ANZI TANRTISSIMA CARITA’ CRISTIANA

A dare il “la” è proprio don Antonio Mazzi che, in barba alla carità cristiana e al sacramento della riconciliazione, lo vuole chino a pulire i cessi della comunità Exodus. “Berlusconi è un idolo che attrae folle e quindi, portandolo in mezzo alle prostitute, sarebbe capace di diventarne l’eroe”, ha spiegato lo storico fondatore della comunità di recupero per tossicodipendenti Exodus che, in una intervista a REPUBBLICA, ha invitato il leader del Pdl a togliersi “la crosta dietro la quale si nasconde e grazie alla quale incanta gli italiani” e a “mettere le mani nella terra, piantare i pomodori in silenzio, lontano dagli agi e dagli adulatori che lo hanno compiaciuto fino a farlo sentire come un Dio”. Da qui l’invito a scontare i servizi sociali ad Exodus: “Vorrei tanto essere io a buttarlo giù dal letto la mattina, vorrei che facesse silenziosi e umili lavori manuali, come pulire i bagni”. Un invito che puzza di rivalsa lontano un miglio. Una vendetta che non si addice a un prete che non dovrebbe mai umiliare un condannato. La stessa proposta, seppur con toni più dimessi, l’ha lanciata anche Mario Capanna. L’ex leader di Democrazia Proletaria, oggi presidente della fondazione “Diritti genetici”, ha raccontato ai microfoni di Un giorno da pecora di aver invitato ad andare a lavorare con lui quattro ore al giorno: “Ho saputo da intermediari autorevoli che l’ex premier ha preso assai di buon grado la mia offerta.


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