L’assoluzione diventa definitiva. L’ex premier era imputato di concussione per induzione e prostituzione minorile. Condannato in primo grado a 7 anni, era stato assolto in appello.
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La procura di appartenenza alla sinistra magistratura democratica, teme che non esistendo prove per condannare Berlusconi sia dichiarato innocente. Quindi ricorrono a metodi violenti dicendo cose assurde mai provate dalla Corte d’appello di Milano dove Berlusconi è stato assolto, vogliono forzare la mano ai giudici di Cassazione con illazioni- di questo procuratore utilizzato da poteri forti. Questa volta vogliono ammazzare Berlusconi, sanno che la sentenza del vile giudice Esposito verrà annullata dal Tribunale dei diritti dell’uomo e vogliono incastralo con fatti mai esistiti Se , la Cassazione non concede una giusta sentenza non si potrà più credere nella magistratura.
Cassazione, la Procura scatenata: “Berlusconi è colpevole, serve un nuovo processo”
Il pg ha chiesto ai giudici di annullare interamente la sentenza che nel luglio scorso assolse Berlusconi con formula piena nel processo d’appello per il caso Ruby
Peggio di così per il Cavaliere non poteva cominciare: il procuratore generale della Cassazione Edoardo Scardaccione ha chiesto ai giudici della Sesta sezione di annullare interamente la sentenza che nel luglio scorso assolse Silvio Berlusconi con formula piena nel processo d’appello per il caso Ruby.
Secondo Scardaccione, Berlusconi è colpevole sia del reato di concussione ai danni del capo di gabinetto della questura di Milano, Piero Ostuni, sia del reato di utilizzo della prostituzione minorile, per i suoi rapporti con Ruby. Pertanto Scardaccione ha chiesto che gli atti tornino a Milano e che l’ex premier venga nuovamente processato per entrambi i reati, per i quali in primo grado era stato condannato a sette anni di carcere. Ma nel loro intervento i difensori di Berlusconi hanno lavorato ai fianchi la richiesta della procura generale, spiegando come – depurata dalle asprezze verbali – nella richiesta di un nuovo processo non ci siano elementi concreti sufficienti a dimostrare la colpevolezza dell’imputato per nessuno dei capi d’accusa che gli vengono contestati.
Nel suo intervento, Scardaccione ha avuto parole pesanti nei confronti della linea difensiva seguita da Berlusconi durante tutta la vicenda. “L’episodio nel quale Silvio Berlusconi racconta che Ruby è la nipote di Mubarak è degno di un film di Mel Brooks e tutto il mondo ci ha riso dietro”, ha sostenuto.
Ma sul dettaglio cruciale, quello della consapevolezza della minore età di Ruby da parte di Berlusconi, si è attaccato ad un appiglio che non è apparso particolarmente solido: secondo il pg Berlusconi sapeva che Ruby aveva 17 anni non solo perché glielo avesse detto Emilio Fede, come avevano sostenuto i giudici di primo grado, ma perché chiese alla polizia di affidare la ragazza alla Minetti. “E l’affido – ha commentato il pg – si chiede solo per i minorenni”. Peccato che l’essenziale non è cosa sapesse Berlusconi nel maggio 2010, quando Ruby venne fermata, ma cosa sapesse tre mesi prima, in febbraio, quando la ragazza venne portata ad Arcore. E su questo non c’è altro che la “prova logica” di Fede, già dichiarata inconsistente in due processi d’appello. Ma per Scardaccione non cambia niente: “Non è credibile” che solo Silvio Berlusconi non sapesse della minore età di Ruby “quando tutto il suo entourage ne era al corrente”. E il magistrato cita, forzandole un po’, le parole di Veronica, l’ex moglie di Berlusconi: “Quella per le minori era una passione del drago”.
Ma poi la parola è andata a Franco Coppi, legale di fiducia del Cavaliere. «La sentenza della Corte d’Appello ammette che ad Arcore avvenivano fatti di prostituzione con compensi, cosa che non contestiamo nemmeno noi difensori, ma manca, in fatto, la prova che Berlusconi prima del 27 maggio sapesse che Ruby era minorenne», ha detto l’avvocato. E ha ricordato come l’affidamento di minori a persone estranee al loro nucleo familiare fosse prassi costante della questura milanese, documentata in decine di casi. L’intervento dell’allora premier, insomma, non avrebbe fatto altro che accelerare un rilascio che era pienamente rispettoso delle regole.