PROFEZIE

A chi segue l’informazione non sarà sfuggito il fatto che ultimamente sembra emergere nei mezzi di comunicazione la tendenza a dipingere a tinte fosche il futuro prossimo che attende l’umanità. Il terrorismo islamico, il crescente divario economico tra paesi ricchi e poveri, l’aumento senza precedenti di catastrofi naturali, la crisi dei valori nella cultura di oggi, e tutti gli altri mali che affliggono il mondo e che tutti ben conosciamo, hanno portato molti commentatori ad avventurarsi in previsioni sempre più orientate al pessimismo e al catastrofismo. Non di rado vengono usati toni a dir poco apocalittici, motivati dall’apparente ineluttabilità di una condizione di profonda crisi del mondo in cui viviamo. Se ne parla con un atteggiamento di rassegnato pessimismo, come se l’umanità fosse destinata inevitabilmente ad una deriva morale, sociale, religiosa, ambientale, che può condurre in ultima analisi solo all’autodistruzione. Non c’è dubbio che talvolta certe analisi e commenti sono un po’ troppo sopra le righe per avere i crismi dell’obiettività. D’altra parte si sa che spesso c’è la tendenza da parte dei mass-media ad esasperare volutamente i toni. Tuttavia, considerando i drammatici fatti che in questi anni stanno accadendo nel mondo, bisogna ammettere che taluni inquietanti scenari futuri che vengono paventati non sono privi di fondamento, anche se sono comunque discutibili gli atteggiamenti pessimistici e votati al catastrofismo che leggiamo talvolta in certa stampa.  Per altro un diffuso sentimento di allarme e preoccupazione sembra farsi strada anche fra uomini di scienza, di cultura e di fede. Diverse figure di spicco del mondo laico e religioso parlano ormai senza mezzi termini di crisi della nostra civiltà. Il Cardinal Ruini, presidente dei vescovi italiani, afferma esplicitamente che “in gioco c’è la sopravvivenza stessa della civiltà occidentale fondata sulla sua identità cristiana” e aggiunge che “l’Occidente si è perso e rischia di morire”, esortando a rilanciare l’identità cristiana, solo in questo modo si “potrà evitare… la decadenza della nostra civiltà”.Il credente, per quanto animato da quell’incrollabile speranza che si fonda sulla fede in Dio, osservando ciò che accade oggi nel mondo si sente talvolta come smarrito, sopraffatto dalla sua incapacità di comprendere i disegni divini, sgomento dall’apparente lontananza di Dio dai problemi degli uomini. Ed ecco che allora si ripropone il fatidico ed eterno interrogativo: perché Dio permette tutto ciò? Perché non interviene in soccorso di quest’umanità così afflitta da tanti tragici mali? La gravità e l’eccezionalità di taluni avvenimenti, mai verificatisi prima d’ora a memoria d’uomo, ci inducono oggi a domandarci se non siamo arrivati ad un punto cruciale nella storia dell’umanità. Gli avvenimenti sembrano farsi sempre più drammatici e il male a tratti pare trionfare sul bene. Talvolta si ha quasi l’impressione che in questo momento Satana sia il burattinaio dell’umanità… Porre la questione in questi termini può sembrare a prima vista un’esagerazione, una provocazione, ma ci sono buone ragioni per credere che non sia così, ragioni che cercheremo di illustrare alla luce delle rivelazioni private del presente e del passato messe a confronto con i fatti dei nostri giorni . . .

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