TONINO GUERRA UN GRANDE UOMO

 

Popolare e sunguigno – Colto e Provocatore

È morto ieri mattina, nella nativa Santarcangelo, Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore romagnolo, collaboratore di grandi registi, da Fellini ad Antonioni, da Rosi ai fratelli Taviani. Era nato il 16 marzo 1920 «Io leggo molti giornali e raccolgo avvenimenti, frasi o racconti che mi interessano, leggo molti libri e guardo che cosa c’ è da rubare, appunto quello che mi capita quando viaggio. Ricordo che l’ ultima cosa che ho appuntato era che in un viaggio da Roma a Santarcangelo, era marzo, ho visto le colline dell’ Umbria bianche; era solo la rugiada e quando è sorto il sole sono rimaste le ombre bianche e io ho distratto un commerciante che stava scrivendo dicendo: “Guardi che cosa straordinaria le ombre bianche!” e lui mi ha detto: “Mò chi se ne frega!”. Bisogna appuntare queste cose». Così Tonino Guerra, scomparso ieri a 92 anni, spiegava nel 2004 al critico Giacomo Martini cosa voleva dire scrivere per il cinema: osservare, farsi colpire dalle immagini, non aver paura di stupire o scandalizzare. «Se dovessi insegnare – aggiunse – non direi ormai molte parole, porterei un armadio in una vecchia stanza, qualche vecchia bottiglia impolverata e a tutti direi: “… Dammi queste bottiglie, fammi capire queste bottiglie, dimmi l’ anima di queste bottiglie” e basta. È con l’ immagine che insegnerei adesso». Anche a rischio di suscitare la facile ironia di chi gli sta davanti, come il commerciante che non voleva guardare le colline bianche. È un pericolo che conosceva bene, lui che aveva scatenato l’ ilarità di mezza platea alla Mostra di Venezia quando, in Deserto rosso , fece dire a Monica Vitti che «le facevano male i capelli». Allora le battutacce si sprecarono (anche se veniva da una bellissima poesia di Valeria Cavalli) ma aveva ragione lui. Perché i capelli a volte fanno male davvero e perché nel film quella replica ci stava benissimo. Sceneggiatore di oltre cento film, Tonino Guerra non ha mai tradito le sue idee (e le sue radici romagnole), la sua visione del mondo colorata e poetica, quella capacità di mescolare fantastico e vernacolare, maschere e ricordi, umori sanguigni e sensuali delicatezze. Per questo si erano serviti del suo aiuto registi diversissimi come Antonioni e Fellini, Petri e Tornatore, Tarkovskij e Francesco Rosi, Angelopoulos e Monicelli, i Taviani e Lattuada. Ognuno scavava dentro la sua memoria e la sua fantasia ed estraeva quello che gli serviva, quello che poteva aiutarlo a trovare l’ immagine più giusta e la battuta più azzeccata. Perché lui, Tonino Guerra, restava sempre identico a se stesso, al suo mondo e alla sua sensibilità. Alle sue contraddizioni. Se l’ era chiesto anche Antonioni come facesse «il primo, l’ uomo, a sopportare senza un attimo di tregua la visione del mondo del secondo, il poeta», come fosse possibile che «la carica vitale dell’ uno, sanguigna quasi selvatica, si traduca attraverso l’ altro in qualcosa di così puramente letterario come le sue opere». E dopo nove film insieme non era stato capace di darsi una risposta. Che in fondo non avrebbe aiutato molto. Antonio, poi Tonino; Guerra era nato a Santarcangelo da una famiglia povera: «Mio padre pescava e friggeva il pesce. Mia madre faceva i cartocci e li riempiva. Poi segnava il prezzo su un quaderno. Ma era analfabeta. Faceva una riga corta se il cartoccio era piccolo, una lunga se il cartoccio era alto e un cerchio quando il cartoccio era pieno». A leggere, alla madre, insegnò il figlio, prima diplomato alle magistrali, poi studente di pedagogia all’ Università di Urbino fino a quando nell’ agosto del 1944 gli vengono trovati dei volantini partigiani in tasca e viene spedito in Germania, nel capo di concentramento di Troisdorf. Lì comincia a scrivere i primi versi in dialetto, poi raccolte nel ‘ 46 nel libro I scarab cc, prefato da Carlo Bo. Nel 1952, Elio Vittorini gli pubblica nei Gettoni einaudiani La storia di Fortunato ma ben presto la letteratura si intreccia al cinema: l’ amicizia con Lorenzo Vespignani porta Guerra a Roma dove conosce Elio Petri, Aglauco Casadio e Giuseppe De Santis. Sono loro che alla fine degli anni Cinquanta lo coinvolgono nelle sceneggiature di Un ettaro di cielo (di Casadio), scritto prima ma uscito dopo La strada lunga un anno di De Santis, per cui aveva già realizzato, con Elio Petri, l’ inchiesta alla base di Uomini e lupi . Nel 1960, Tonino Guerra viene chiamato da Michelangelo Antonioni a collaborare alla sceneggiatura di L’ avventura . Secondo i critici francesi di «Positif» è proprio lui il responsabile delle atmosfere irrazionali e alienate all’ origine dell’ «incomunicabilità». Una controprova non è mai esistita, ma tra i due scatta un legame che durerà fino alla morte del regista (con la sola eccezione di Professione: reporter ) e grazie al quale abbiamo avuto film epocali come La notte , L’ eclissi , Blow Up e Zabriskie Point . Questo legame così forte e coinvolgente non ha frenato la sua collaborazione con registi diversissimi così come non gli ha impedito di offrire la sua faccia alla pubblicità (anche a rischio di sembrare un po’ la caricatura di se stesso). Lavora molto con Elio Petri – L’ assassino , I giorni contati , La decima vittima , Un tranquillo posto di campagna – ma non si tira indietro di fronte ai «sandaloni» ( Gli invincibili sette e Perseo l’ invincibile di Alberto De Martino, Saul e David e I grandi condottieri di Marcello Baldi); inizia la sua collaborazione con Francesco Rosi dal film più eccentrico del regista napoletano, C’ era una volta , ma poi la prosegue, tra gli altri, con Uomini contro , Il caso Mattei , Cadaveri eccellenti e Cristo si è fermato a Eboli . Fellini, che conosceva da anni, lo chiama per Amarcord , E la nave va e Ginger e Fred ma è certo che abbia lavorato, senza firmare, anche a Prova d’ orchestra e Il Casanova . Lo vogliono i Taviani ( La notte di San Lorenzo , Kaos e non solo) e Monicelli ( Caro Michele e Il male oscuro ), Bellocchio ( Enrico IV ) e Angelopoulos ( Il volo , Paesaggio nella nebbia , Lo sguardo di Ulisse ), Lattuada ( Bianco, rosso e… ), De Seta ( L’ invitata ) e Tornatore ( Stanno tutti bene ); Tarkovskij ( Nostalghia ) e Gitain ( Golem ) a tutti offrendo, come ha detto Angelopoulos, «una fonte meravigliosa a cui attingere, quella della sua memoria, della sua fantasia e della sua creatività». RIPRODUZIONE RISERVATA **** Il ricordo dell’ amico Olmi e del presidente Napolitano «Era il poeta della gioia». Con queste parole il regista Ermanno Olmi ha reso omaggio ieri alla memoria dell’ amico Tonino Guerra, di cui era amico da più di 40 anni. «Sono andato a trovarlo venerdì scorso per il suo compleanno e abbiamo ricordato vecchi episodi». Un messaggio anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Apprendo con tristezza la notizia della scomparsa del maestro Tonino Guerra, insigne figura ovunque apprezzata per la personale impronta creativa e il sempre intenso e coerente impegno civile». **** La vita Antonio Guerra, detto Tonino, è nato a Santarcangelo di Romagna il 16 marzo del 1920. Maestro elementare nel 1943, durante la Seconda guerra mondiale viene deportato nel campo di concentramento di Troisdorf. Dopo la Liberazione si laurea in pedagogia a Urbino (1946) con una tesi sulla poesia dialettale. Nel 1952 avviene l’ esordio come prosatore con il romanzo «La storia di Fortunato». Nel 1953 si trasferisce a Roma dove avvia l’ attività di sceneggiatore. Collabora con alcuni fra i più importanti registi italiani, tra i quali Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Francesco Rosi e i fratelli Taviani. Dalla collaborazione con Antonioni riceve la nomination al premio Oscar nel 1967 per il film «Blow Up». Negli anni Ottanta torna in Romagna. Dal 1989 vive e lavora a Pennabilli, centro del Montefeltro che gli ha conferito la cittadinanza onoraria, dove ha dato vita a numerose installazioni artistiche che prendono il nome de «I Luoghi dell’ anima».Nel 2010, in occasione dei suoi 90 anni, riceve il David di Donatello alla carriera. Il 10 novembre 2010 è stato insignito dall’ Università di Bologna del Sigillum Magnum.

                                                            Paolo Mereghetti

 APPROFONDIMENTI

 


Lascia un commento